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Il narratore si lascia sorprendere lungo la strada dal piccolo burattino che ha ispirato tanti bambini dall'Ottocento a oggi, e Pinocchio lo convince a fare un viaggio nel Paese dei balocchi. È un viaggio nella memoria, nel modo di giocare e nell'ingegno umano che ha inventato i gingilli più strani per dar fondo alla fantasia e alla ricerca del burattinaio. Forse a ben pochi adulti verrebbe in mente di salire su un carro dalle ruote fasciate di stracci e guidato dall'omino palla di burro per affrontare un mondo senza tempo e senza confini. È così che prendono forma alcuni singolari "dialoghi morali", e ci si trova immersi fra antiche carte e balocchi impolverati usciti da vecchi bauli che il tempo moderno ha relegato in soffitta. Dalla bambola greca alle scatole cinesi, dai giochi individuali a evoluti ritrovati tecnici, fino alle insidie dell'arte con le installazioni di Maurizio Cattelan. Una riflessione che risale alle sorgenti dello svago e dell'educazione, e si allarga alla letteratura, all'arte e alla religione, con colpi di scena e contrattempi dove, per così dire, il burattino ci mette il naso e tutta la propria birichina cocciutaggine.